La mortalità̀ perinatale nel cane è generalmente più̀ alta rispetto ad altre specie domestiche.
Le percentuali riportate
vanno dal 3% al 35% nelle prime due settimane di vita e variano in relazione a diversi fattori come:
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razza: la variabilità è molto alta tra razze diverse, meno rispetto alla taglia;
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età della madre: aumenta sia la natimortalità che la mortalità neonatale per ogni anno in più di età;
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età al primo parto: oltre i 6 anni, la mortalità neonatale triplica e aumenta il tasso di distocie;
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stato fisico della cagna;
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numerosità della cucciolata;
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andamento del parto;
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gestione della gravidanza e del puerperio.
La prima settimana di vita è sicuramente la più critica. Ciò che condiziona particolarmente la mortalità neonatale sono sia le modalità del parto, sia alcuni fattori esterni nel post-partum.
Lo sviluppo di un cucciolo fino allo svezzamento passa attraverso vari step che influenzano notevolmente la percentuale di mortalità.
Parametri di valutazione del cucciolo neonato
Subito dopo la nascita, è bene esaminare attentamente ogni cucciolo per la ricerca di eventuali anomalie congenite, le più comuni delle quali sono:
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palatoschisi = mancata chiusura del palato e comunicazione oro-nasale: difficoltà ad attaccarsi al capezzolo e nutrirsi, falsa deglutizione, fuoriuscita di latte dal naso;
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fontanella aperta;
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idrocefalo = mortale;
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pectus excavatum = le cartilagini di sterno e coste sono deformati, con conseguente restringimento orizzontale del torace, principalmente sul lato posteriore: difficoltà respiratoria, vomito, tosse;
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anomale posizioni e conformazioni degli arti;
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ernie;
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atresia dell’ano.
Un importante indicatore di parto prematuro è il pelo, che in questo caso mancherà in prossimità del muso e delle parti distali degli arti.
Considerare sempre la risposta a stimoli esterni, l’atteggiamento, l’attività, il vigore nella suzione, la temperatura corporea, la frequenza cardiaca e respiratoria per valutare se il cucciolo sta bene.
Cause “non infettive” di mortalità neonatale
Oltre alle cause prettamente infettive di mortalità neonatale (prevalentemente virus), le più comuni sono quelle non infettive e sono rappresentate da:
•Ipossia (RDS, Respiratory distress syndrome).
La RDS è la causa principale di morte perinatale e può essere dovuta a: sovrannumero di feti in utero (sviluppo placentare inadeguato); distacco precoce della placenta; shock associato a condizioni critiche della madre; presentazione posteriore del cucciolo al parto, con arti posteriori in estensione; ritardo nell’espulsione del cucciolo; impropri interventi ostetrici (taglio cesareo effettuato non al tempo ottimale) o l'anestesia; espulsione troppo lenta del neonato.
La RDS è causata da insufficiente produzione polmonare di surfactante o ostruzione delle vie aeree per presenza di muco o di meconio.
Il cucciolo in RDS nasce morto o disvitale e poco reattivo, con mucose cianotiche e colore grigio-bluastro.
La rianimazione prevede la liberazione delle vie aeree con una semplice manualità: poggiamo i pollici a livello della nuca del cucciolo ed effettuiamo un massaggio digitale toracico mantenendolo col collo esteso e la testa verso il basso, per far defluire il liquido, usando, eventualmente, anche pompette pediatriche.
Solo dopo aver liberato le vie aeree si può stimolare la respirazione, esercitando con le mani sul torace una sorta di pompa. L’attività respiratoria è caratterizzata da 15 atti respiratori/min il primo giorno di vita, 30 atti respiratori/min il secondo giorno.
• Il peso alla nascita incide notevolmente sulla sopravvivenza del cucciolo; questo può variare in relazione allo stato di salute della madre e all’età (troppo giovane o troppo anziana); scarsa funzionalità placentare; numerosità della cucciolata; alimentazione della gestante; infezioni.
Una causa di scarso accrescimento, non comune ma possibile, è la mancata produzione di latte o agalassia, più frequente nelle primipare o nelle cagne molto nervose e stressate. Oltre a costituire il primo nutrimento per il cucciolo, il colostro è fondamentale perché contiene anticorpi, che possono essere assorbiti dall’intestino del cucciolo entro 36 ore dal parto; la mancata assunzione di questi anticorpi aumenta notevolmente il rischio di complicanze, come patologie enteriche necrotizzanti e setticemia.
Nessun latte artificiale può sostituire perfettamente quello materno, per cui la cosa migliore sarebbe trovare una balia, una cagna che sta già allattando e che, con qualche accorgimento, adotterà anche il nostro cucciolo, o dobbiamo nutrirlo noi.
È possibile acquistare un latte di alta qualità in un buon negozio per animali o prepararne uno in casa. Il più indicato per l’allattamento del cucciolo è il latte di capra che contiene meno lattosio, e quindi è meglio tollerato, oppure il latte senza lattosio.
Due semplici ricette che possiamo usare nelle prime 3-4 settimane di vita sono:
• 150 ml di latte di capra
• 3 cucchiai di panna da cucina, oppure 5 ml di olio vegetale biologico (olio di semi di lino, mais o girasole)
• 1 tuorlo d'uovo fresco crudo
• 3 cucchiai di acqua (in questo caso l’acqua serve a diluire il lattosio che comunque si trova nel latte di capra, mentre la panna e il tuorlo d’uovo compensano la scarsità di grassi e proteine)
• mezzo cucchiaino di miele (facoltativo. Può essere utile per cuccioli molto deboli o ipotermici. Assolutamente non va sostituito con zucchero che può causare diarrea)
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• 150 ml latte senza lattosio
• 70 ml panna
• 70 ml yogurt bianco intero senza zucchero
• 1 tuorlo d’uovo fresco crudo
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È necessario integrare l’alimentazione con fermenti lattici, colostro in polvere, estratti idroenzimatici per regolarizzare la digestione e aumentare la resistenza alle infezioni. Il latte va preparato quotidianamente (al massimo ogni 2 giorni), conservato in frigo e riscaldato al momento dell’uso a 35°-36°C. Il cucciolo va alimentato a pancia in giù, MAI in posizione a pancia in su’, per evitare che il latte possa andare nei polmoni.
Nutrirlo ogni 2-4 ore, con frequenza rallentata durante la notte (solo verso i 12-15 giorni di vita si può sospendere del tutto l’allattamento notturno) e in media, dovrebbe assumere circa 20-25 ml di latte ogni 100 gr di peso corporeo al giorno. È molto utile comunque pesare giornalmente il cucciolo: l’incremento ponderale dovrebbe essere pari al 10-15% del suo peso al giorno. È bene comunque, alla fine di ogni pasto, strofinare con un panno umido la zona anale e genitale per simulare il leccamento materno, inducendo così la minzione e la defecazione, che non avvengono spontaneamente nei cuccioli molto piccoli.
• L’ipotermia è un’altra causa di morte nei neonati, i quali non hanno una termoregolazione funzionale come quella dell’adulto.
La riduzione della temperatura corporea alla nascita è, in realtà, un meccanismo di protezione per la fase di adattamento metabolico, poi la temperatura risale in poche ore fino a raggiungere i 35-36 °C entro le 24 ore. Se la temperatura scende sotto i 25 gradi, potremmo notare segni clinici come: lamenti continui, frequenza respiratoria aumentata o diminuita, rallentamento della frequenza cardiaca, superficie corporea fredda, riduzione dei riflessi fino anche alla paresi.
Alla base dell’ipotermia può esserci un tempo relativamente lungo in cui il cucciolo rimane bagnato, ambiente circostante troppo freddo (T ottimale: 29-32°C) o separazione dalla madre per tempi lunghi. In questi casi è bene usare lampade ad infrarossi riscaldanti o, semplicemente, delle bottiglie di acqua calda.
•L’ipertermia può essere un’altra causa di morte neonatale, soprattutto se il cucciolo è esposto per molto tempo a temperature eccessive; questo riduce la risposta ventilatoria alla CO2 (anidride carbonica), contrariamente all’adulto, predisponendolo all’insufficienza respiratoria.
•La disidratazione è una condizione frequente nel neonato poiché alla nascita la funzionalità renale è parziale; infatti, la completa maturazione avviene a 8 settimane di vita. La richiesta giornaliera di acqua è pertanto elevata. Le cause di disidratazione possono essere: temperatura ambientale eccessiva; stati patologici; prematurità; diarrea; inadeguata suzione o insufficiente lattazione. I segni clinici sono: cute secca e anaelastica e secchezza delle mucose. Questa condizione, se non prontamente corretta, degenera rapidamente in shock ipovolemico e morte del cucciolo.
•L’ipoglicemia è la condizione più frequente come conseguenza dell’incapacità del fegato del neonato di compiere la glicogenolisi, il che rende la glicemia instabile. In un cucciolo di 1-3 giorni di vita la glicemia varia da 52 a 127 mg/dl. L’apporto di glucosio è assicurato dalle poppate. Le cause di ipoglicemia possono essere: diarrea, vomito, infezioni, cagne non sufficientemente alimentate nell’ultima fase della gravidanza. I sintomi sono letargia e anoressia e, nei casi più gravi, esita in ipotermia, coma e morte.
•Sindrome da deperimento del cucciolo o FPS (Fading Puppy Syndrome) costituisce una patologia in cui i cuccioli non presentano sintomi di malattia fino al 3°-5° giorno, quando la loro crescita si arresta e muoiono senza causa apparente. L’eziologia di tale sindrome non è ancora ben chiara; probabilmente alla base vi è un’ipoplasia timica congenita (di origine genetica, tossica o infettiva), l’insufficienza di surfactante polmonare o infezioni batteriche. Il cucciolo presenta stato di profonda depressione, lamenti continui e progressivo indebolimento.
•Sindrome del latte tossico è invece una patologia di natura batterica che in genere si manifesta 3-5 giorni dopo la nascita, causata dalla colonizzazione batterica dell’utero, batteri che poi, per via ematica, possono colonizzare le mammelle. Il cucciolo piange di continuo, presenta addome teso, tenesmo con diarrea giallo-verdastra, retto arrossato ed edematoso e ano protundente. A volte i cuccioli iniziano a morire senza che vi sia un motivo apparente. Bisogna in questi casi immediatamente separare i neonati dalla madre e trattarli con antibiotici.
•Sindrome del cucciolo nuotatore (SPS) è invece una patologia muscoloscheletrica, tipica soprattutto del Bassotto, dello Yorkshire Terrier, del Pechinese, del Basset Hound, del Bulldog Inglese e Francese. La causa di questa sindrome comprende fattori ambientali e genetici al momento non identificati. Il fattore di rischio principale è il numero scarso di cuccioli nella cucciolata, che comporta un eccesso alimentare e, di conseguenza, un incremento ponderale troppo rapido, ma anche il tipo di pavimento, se troppo liscio o scivoloso. I primi sintomi compaiono intorno alla 2°-3° settimana e sono caratterizzati da stentato sollevamento degli arti anteriori e movimento che avviene prevalentemente strisciando, con cuccioli che rimangono sull’addome. Il torace e l’addome diventano piatti e il rischio principale è dato dall’alterazione della circolazione e della respirazione e dall’incapacità di deglutire il cibo e trattenere il latte nello stomaco, con frequenti rigurgiti e rischio di polmonite ab ingestis per aspirazione del latte nei polmoni. Il successo del trattamento dipende dal momento della diagnosi e dalla precocità di intervento. I cuccioli ipernutriti devono essere seguiti con una dieta mirata per la riduzione del peso, riallineamento degli arti, bendaggi e terapia riabilitativa.
In conclusione, la gestione del cucciolo neonato richiede molte attenzioni e necessita pertanto di una visita clinica accurata dal tuo veterinario per evidenziare la presenza di problematiche e di diagnosticare malattie specifiche.