Marianna Filareto

Filariosi nel cane e nel gatto

Marianna Filareto, Medico Veterinario in Roma
Specializzanda in Malattie infettive, profilassi e polizia veterinaria

Si tratta di una patologia che può colpire l'apparato cardiopolmonare del cane e del gatto (Dirofilaria immitis) o il tessuto connettivo (Dirofilaria repens). Le filarie sono nematodi, conosciuti anche come vermi cilindrici. Prima di svilupparsi in adulte, attraversano un primo stadio larvale all'interno di un ospite intermedio, come la zanzara (dittero ematofago, insetto che si nutre di sangue) che le assume durante il pasto di sangue, per continuare a svilupparsi in un altro ospite, cane o gatto, mediante inoculazione tramite saliva. In 3-4 mesi raggiungono la sede definitiva (arteria polmonare) e qui diventano adulti infetti, maschi e femmine, che si accoppiano in 120 giorni. Il periodo completo che intercorre tra il momento dell’infestazione da parte del dittero e la maturità sessuale (detto tempo di prepatenza) è di 6 mesi, dopo di che i parassiti possono rimanere vitali e produrre microfiliarie fino a 5 anni. Nelle femmine gravide alcune di esse possono superare la barriera placentare e passare ai cuccioli, dove però non diventeranno adulte. Nel cane le microfilarie possono sopravvivere fino a 7 anni, mentre il gatto è considerato un ospite suscettibile, ma non ideale per il parassita, in quanto il carico parassitario è basso e la sopravvivenza limitata.

Ad oggi le aree geografiche più a rischio sono: Lombardia, Piemonte e Veneto meridionali, Liguria orientale, Toscana centro-settentrionale ed Emilia Romagna, anche se non mancano casi in altre zone della penisola.

 

Filariosi nel cane

Nel cane la malattia ha un decorso cronico e asintomatico. I segni clinici sorgono gradualmente e sono quasi del tutto equiparabili a quelli dell’insufficienza cardiocircolatoria. A seconda della gravità, si ha:

  • tosse cronica
  • dispnea
  • debolezza
  • sincopi
  • edema a carico dell’addome
  • degli arti
  • anoressia
  • perdita di peso
  • disidratazione

Con il trascorrere del tempo si assiste, infine, al cattivo funzionamento del fegato e dei reni, seguito - in caso di mancato intervento - dal decesso dell’animale.


Filariosi nel gatto

Nel gatto la sintomatologia si presenta tardivamente e con una sindrome acuta improvvisa con:

  • tosse
  • dispnea
  • emottisi
  • ·vomito
  • perdita di peso
  • aumento della frequenza cardiaca
  • cecità
  • convulsioni
  • collasso
  • morte

Considerate le ridotte dimensioni del cuore del gatto rispetto a quello del cane, i danni sono ancora più evidenti e poche filarie possono provocare importanti segni clinici.

 

Diagnosi e cura

Per la diagnosi basta un semplice test ematico per rilevare la presenza delle microfilarie nel sangue o degli antigeni delle femmine adulte; una radiografia, che negli stadi più avanzati, consente di visualizzare un aumento di diametro delle arterie polmonari, patterns polmonari anomali o, nei casi più critici, lo sfiancamento del cuore destro; un'ecocardiografia per evidenziare direttamente la presenza di parassiti nel cuore, nelle arterie polmonari o nella vena cava.

 

 

Terapia

Ci sono tre classi di cane affetto da filariosi, in base alle quali si determina la terapia:

  1. Soggetti asintomatici: hanno bassa microfilariemia e basso titolo anticorpale. Si danno farmaci adulticidi e la prognosi è fausta, le complicanze dopo il trattamento sono scarse.
  2. Soggetti con sintomatologia lieve: tosse occasionale, scarsa resistenza agli sforzi, rumori respiratori, test antigenici medio alti. Si può fare trattamento con adulticidi a cui però vanno addizionati farmaci antitrombotici.
  3. Soggetti con grave sintomatologia: insufficienza cardiaca destra, dispnea, tosse anche a riposo, dimagrimento e test antigenici molto alti. Di solito questi soggetti non si trattano; possono essere sottoposti a una terapia sintomatica per tamponare l'insufficienza cardiaca.

 

Le terapie attualmente consigliate per il cane sono tre:

  1. Eliminazione degli adulti con Melarsonina Diidrocloruro: dopo un primo trattamento intramuscolo nella regione lombare, si ripete dopo 50-60 giorni usando la dose completa, con due somministrazioni a distanza di 24 ore. Si tratta di un farmaco epatotossico e gli adulti morti possono provocare tromboembolismo e interferire con i processi coagulativi, per cui si associa ad Eparina e Glucocorticoidi e si esclude l’esercizio fisico nei 30-40 giorni successivi il trattamento.
  2. Associazione di Ivermectina, ogni 15 giorni per 180 giorni, e Doxiciclina, per 30 giorni; questa recente associazione sembra avere un buon effetto adulticida e riduce il rischio di tromboembolismo; esercizio fisico vietato per l’intero periodo del trattamento. NB: nel Collie si usa Milbemicina.
  3. In casi gravi si può fare terapia chirurgica passando per la vena giugulare per eliminare i vermi adulti.

 

La terapia adulticida nel gatto è sconsigliata per l’elevato rischio di tromboembolismo. Nei gatti con grave sintomatologia sono consigliati dosaggi elevati di Prednisolone.

 

Profilassi antiparassitaria

Una volta al mese, assumendo il farmaco con regolarità, cani e gatti, anche se punti da zanzare portatrici di larve infestanti, non sviluppano la malattia. Ciò è particolarmente importante nella specie felina, per la quale non è possibile attuare un trattamento terapeutico mirato nei confronti della Dirofilaria immitis. Prima di cominciare la terapia preventiva, è bene accertarsi che l'animale sia negativo alla malattia e, prima di esporlo in una zona endemica, è necessario iniziare il trattamento 30 giorni prima dell'esposizione. La filariosi può manifestarsi anche a distanza di mesi rispetto al momento del contagio, ed è quindi importante eseguire periodicamente un test di controllo presso il veterinario di fiducia.

Anche l’uomo può esserne colpito ed è principalmente la Dirofilaria repens la responsabile di infestazioni umane, con localizzazione prevalentemente sottocongiuntivale, polmonare, mesenterica e intradurali. La malattia può essere confusa con forme tumorali, ma vista la scarsa conoscenza in ambito medico, l’infestazione nell’uomo è probabilmente sottostimata.

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